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Il cittadino al centro.

Questo 2024 verrà sicuramente ricordato per la scomparsa del nostro amato ex sindaco Ing. Tullio Ferrari, sindaco che, come il sottoscritto, ha vissuto con passione ed impegno il quotidiano lavoro dell’amministratore pubblico e di cui la nostra comunità conserva un dolce ricordo. Ho voluto per questo lasciare a lui la copertina di questo numero de “La Loggia” dopo aver parlato con la figlia Alessia che mi ha raccontato l’aneddoto dietro questa foto. Tullio riteneva infatti che un albero così longevo che cade è un momento storico da immortalare. Ed eccolo li, sorridente con il suo fidato Zeus che, mentre si faceva fotografare, ha probabilmente ripensato a tutti gli anni trascorsi guardando fuori dalle finestre del municipio, a tutti i passi percorsi, a tutte le telefonate, alle parole scritte, dettate, gridate, ai successi e agli errori.

E’ stato proprio a seguito di questa foto che ho ripreso ad interrogarmi sulla professione del sindaco, professione interessante la nostra, fatta di compromessi, di battaglie quotidiane per spostare di un millimetro avanti il baricentro degli obiettivi che ci si è prefissi. A queste continue riflessioni, che ora mai mi accompagnano da 8 anni a questa parte, si è aggiunto l’articolo sulla stampa locale in cui si parla di Minerbe come paese a rischio estinzione e che fa riferimento ad uno studio della Regione del Veneto chiamato “Il nuovo piano di riordino territoriale”. 

In tale rapporto si evince che Minerbe è il secondo comune nella regione più a rischio e che necessita di essere fuso con altri comuni. Comprenderete, cari lettori, quanto questo sia frustrante ed umiliante per un amministratore, un commerciante, un imprenditore, un lavoratore, un cittadino, apprendere della gravita di questa situzione e questo sentimento mi ha infatti accompagnato per alcuni giorni e tuttora mi perseguita. Superato lo shock iniziale però, mi sono ricordano che prima di tutto sono un uomo di numeri ed ho cercato di approfondire la questione e, controllando il rapporto completo (disponibile sul sito della regione), ho immediatamente notato che alcuni dati non tornavano ed in un caso non erano corretti.

Ora, come ben sapete i dati sono l’oro del nuovo millennio ma, da soli, valgono poco. Devono essere analizzati ed immersi nel contesto. Accompagnatemi in questa analisi. Stando a quanto dice questo rapporto, Minerbe aveva una popolazione nel 2021 (data ultimo censimento) di 4.534 abitanti in calo rispetto al 2011, calo che nella tabella riepilogativa è indicato al -3.7% ma nella realtà (stando al dato fornito dalla regione poche pagine prima) è del -2.8%, ovvero di poco sotto alla media regionale del -2.9%. La cosa che però sorprende di più è il criterio usato per considerare un comune a rischio, ovvero la spesa corrente.

Come sapete la spesa corrente è quella parte di entrate ed uscite di un bilancio comunale che serve a finanziare la gestione ordinaria. Rientrano in questa parte del bilancio le spese di manutenzione, gli interessi sui mutui (ad oggi attorno a 500.000 euro/anno nel 2024 contro i ), i contributi alle famiglie, alle associazioni, alle attività sportive, gli acquisti, la spesa del personale. Ora, Minerbe spende 656 euro a abitante per fornire servizi, mentre la media regionale è 610. La pressione tributaria procapite a Minerbe è di 321 euro contro i 371 euro della media regionale. Ecco la criticità, Minerbe spende troppo, ma dove spende troppo? Nell’erogare servizi ai cittadini! Questo a mio avviso è un vanto, e sicuramente siamo in grado di erogare molti servizi gravando sul cittadino meno della media degli altri comuni del veneto. Siamo puniti perché virtuosi? Spendiamo molto e facciamo poco avanzo? Probabilmente si. Probabilmente per Roma e per Venezia, questo è un dato che va corretto ma non secondo questa amministrazione! Forse il problema della crescita è legato anche all’assenza di case disponibili, se date un’occhiata al centro del paese noterete quante ve ne siano di disabitate. 

Come dice il titolo, il cittadino è al centro, al centro della nostra attività amministrativa e tale deve restare! Minerbe, secondo questi esperti dovrebbe già stare sui libri di storia, dimenticato, sorvegliato speciale perché si svuota. Dal 2011 ad oggi (2024) abbiamo avuto 532 nati, 749 decessi, 135 emigrati ma soprattutto 1364 nuovi arrivati (persone che hanno stabilito la propria residenza a Minerbe). La verità è che Minerbe non si svuota: semplicemente non ha mai avuto folle oceaniche. È un paese vivo, con molti servizi, molti negozi, molte imprese, con tre banche, un ufficio postale, una caserma dei carabinieri, una scuola, due asili. È un paese con la sua dimensione, i suoi ritmi, i suoi pregi e difetti. E se proprio vogliamo parlare di problemi, forse sarebbe il caso di ascoltare la comunità, anziché arrivare a conclusioni poco sensate da qualche ufficio ben lontano. Altrimenti, come sindaco, mi sento di dire: “ringraziamo per la diagnosi… ma il paziente sta benissimo, grazie”. 

Minerbe non sarà la metropoli dei sogni in cui tutto è perfetto, non ci sarà la fila di giovani pronti ad entrare, ma nemmeno il cartello “L’ultimo spenga la luce”. 

C’era una volta lo scorrere placido dei fiumi

L’alluvione dell’Emilia-Romagna del 2023 comprende una serie di eventi alluvionali e geologici prodotti da un fronte meteorologico occluso di origine atlantica, alimentato a sua volta da un ciclone mediterraneo, che ha generato sulla regione piogge persistenti, allagamenti, straripamenti e frane dal 2 al 17 maggio 2023. I dati dell’evento alluvionale romagnolo sono impressionanti:

– 23 fiumi esondati, i punti di esondazione sono oltre 50, 
– oltre 500 frane,
– Pioggia che, racchiusa in 4 giorni (1-2-16-17 maggio) ha superato perfino il piovosissimo maggio 1939.

La manutenzione, che è sacrosanta, va bene per far fronte ad eventi moderati. Quello sopra sintetizzato è tutto tranne che moderato. Se non si analizza il problema partendo da questo fatto, sarà difficile trarre qualche ragionamento serio. Evidentemente il sistema di scolo delle acque, con fiumi ristretti nel tempo, i cui tratti arginati sono stati costruiti molto tempo fa, non sono più sufficienti a far defluire questi carichi idraulici. C’è poco da fare, con questo assetto territoriale, la questione è diventata ingestibile, soprattutto nei confronti dell’attuale e futuro regime di precipitazioni piovose. In parole povere tutto il sistema idraulico di gestione delle acque piovane non è più in grado di fronteggiare eventi atmosferici di portata media – intensa. A questo si deve aggiungere, purtroppo, la cattiva gestione, in alcuni casi totale assenza, delle acque piovane da parte dei privati in quanto, l’acqua piovana della propria abitazione o terreno andrebbe scaricata nella rete e non sulla strada.

E sulla pulizia dei fiumi quindi? Questo concetto precotto, che ogni volta viene ripetuto fino allo sfinimento, trae la sua origine in una distorsione storica, ovvero che “una volta” si facesse manutenzione. In realtà non è così, ma molto semplicemente “una volta” i fiumi godevano di maggior rispetto da parte dell’uomo, come il territorio ad essi circostante. Dal secondo dopoguerra in poi, i fiumi sono stati visti come cave a cielo aperto per inerti, sabbie e ghiaie, e aree di scolo in cui far transitare il più velocemente possibile le acque dai rilievi al mare.

Questo ha fatto si che, soprattutto relativo alle gigantesche estrazioni di sedimenti in alveo, i fiumi iniziassero un processo di incisione dell’alveo stesso, attraverso il fenomeno di erosione che si manifesta sia in maniera regressiva, ovvero a monte di dove io ho estratto i sedimenti, che progressiva, a valle del punto di estrazione.
I fiumi sono andati incontro quindi ad un processo di canalizzazione innaturale che ha portato numerosissimi problemi con sé, tra cui: aumento della velocità della corrente, aumento dell’incisione, minor espansione e, soprattutto, minor ricarica delle falde acquifere. Un esempio evidente sono gli isolotti che si sono formati sul fiume Adige ben visibile transitando su ponte Limoni o, la scomparsa dell’isola una volta ben visibile da ponte Principe Umberto di Legnago. L’aumento della velocità della corrente, porta ad un evidente problema di ricarica delle falde acquifere che avviene principalmente per contatto quindi, il fiume accelerando la sua corsa, rilascia pochissima acqua sulle falde sottostanti aggravando il problema della siccità.

La pulizia risolve tutto? Bisogna definire cosa si intende per pulizia: l’unica pulizia fluviale che ha senso è la rimozione del legname secco in quanto quello viene subito preso in carico dalle piene e potrebbe creare sbarramenti in sezioni critiche come, ad esempio, ostruire la luce di un ponte. Il resto, sono leggende metropolitane. Gli alberi “vivi” rappresentano una difesa idraulica passiva, in quanto sono in grado di far rallentare la corrente idraulica. Pensate che dove non ci sono, vengono impiantate delle opere di ingegneria con la stessa funzione degli alberi, detti pennelli. Purtroppo però non vanno abbandonate e necessitano di continua manutenzione, compresa la potatura e la sostituzione.

Il problema principale legato ai fiumi è che la sezione è ridotta sempre più all’osso, ovvero ridotta la larghezza al minimo senza lasciare la possibilità all’acqua di riappropriarsi di terreni ma, soprattutto, paghiamo la cementificazione e di conseguenza l’impermeabilizzazione dei terreni. Ad esempio, un area di un chilometro quadrato a terreno naturale assorbirà più o meno acqua a seconda della sua composizione ma, nel caso venga coperta da materiale impermeabile come cemento o asfalto, dove andrà l’acqua che piove? Non verrà mai assorbita e finirà velocemente nelle reti scolanti, quindi nei canali ed infine nei fiumi. Si, quei fiumi che già li abbiamo ristretti e poi caliamo giù l’asso come surplus idrico da gestire. E le precipitazioni intense, concentrate, degli eventi estremi mettono la ciliegina sulla torta. Questo concetto vale per i fiumi ma vale anche per le nostre case. Molto spesso, analizzando i problemi di chi ha subito allagamenti, scopriamo che buona parte della capacità di catturare acqua da parte del terreno è stata compromessa a causa di lavori domestici che lo hanno impermeabilizzato. 

A questo punto è d’obbligo chiedersi cosa possiamo fare per provare a prevenire o contenere i problemi. Vanno aumentate le golene, va dato spazio ai fiumi di potersi allargare, vanno ripristinate le aree tampone, vanno riaperti tutti i canali di scolo, vanno risolte le criticità dovute alle impermeabilizzazioni del suolo come serre o affini. Dobbiamo tornare ad un piano di gestione e conservazione delle acque di territorio abbandonando il sistema a canale singolo modello “canale scolante” come li vediamo ora.

L’acqua è un bene prezioso e dobbiamo occuparcene tutti. Il Comune può e deve fare molto, ma serve l’aiuto di tutti, soprattutto nella responsabilizzare lo scarico ricordando che le strade non sono fiumi, i canali di scolo non sono fiumi, ed i fiumi vanno rispettati. Se non capiamo questo concetto sarà sempre peggio: la cementificazione e il cambiamento climatico comportano un notevole surplus idrico che i fiumi, ristretti fino all’osso, non riusciranno mai a smaltire e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Return Distinct Values for an Array Field

The following example returns the distinct values for the field sizes from all documents in the Collection1 collection:

db.getCollection('inventory').distinct('storeCode')

This will be the expected result:

[
     "1502", "1002", "747"
]

Distinct, as for relational database, finds the distinct values for a specified field across a single collection or view and returns the results in an array.

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Looking for new challenge – Day #1

It’s clear.
I need to move on.
Prospective are not so rosy.
What’s the next step?
Anguish.

(Poetry 2.0)

Italiani?

…e poi guardi il video di Samantha Cristoforetti e almeno oggi non ti fa proprio schifo essere italiano. Emozionante il saluto della mamma perché si sa, per gli italiani la mamma è sacra!

Check your six

Eh… Caption not necessary.