Ieri ho appreso quella che posso considerare una grandissima lezione di economia applicabile ad ogni livello (macro e micro economico) sulla svalutazione. Tutto nasce dalla risposta data nella trasmissione Focus Economia di Radio24 da parte di Sebastiano Barisoni a Beppe Grillo. Sul suo blog, il grillo genovese, aveva scritto in maniera delirante come le idee di Barisoni sulla non uscita dall’euro fossero sbagliate e proponendo soluzioni grilline. La risposta data da Barisoni sulla speculazione è qualcosa di affascinante fin troppo veritiero:
La debolezza del nostro sistema industriale era precedente all’arrivo dell’Euro (gia’ crescevamo meno della media europea) e il fatto che negli ultimi anni siamo riusciti ad esportare cosi bene nonostante l’Euro forte dimostra che la competitivita’ di un paese non dipende dalla forza della sua valuta (fermo restando che aiuta non avere una moneta non sopravvalutata) ma da altri fattori (innovazione di prodotto e processo, investimenti in ReS, oneri fiscali e burocratici, etc) a meno che non si rimpiangano le svalutazioni competitive della liretta che hanno drogato il nostro sistema produttivo, fatto imbarcare debito stellare e che comunque con la concorrenza dei Brics e del loro costo del lavoro non sarebbero nemmeno piu’ efficaci.
Invece che innamorarsi di soluzioni taumaturgiche invito ad andare banalmente a vedere cosa e’ accaduto ai tassi di interesse in tutti i paesi che hanno subito svalutazioni della divisa dalla Russia attuale al Sud Africa di alcuni anni or sono. Quelli sono fatti non supposizioni. Mai sentito parlare poi di fuga di capitali quando crolla una valuta? E delle banche centrali che aumentano i tassi e bloccano i cc per evitare che tutti si rifugino in monete forti? Cosa significherebbe pagare anche un banale 7/8 per cento sul debito rispetto ai valori attuali? E a quel punto che cosa garantirebbe una Banca d’Italia in piu’ di una Bank of Russia o Bank of Greece? E i debiti di tutti i gruppi italiani che sono espressi in euro quanti fallimenti causerebbero?
Mi fermo qui perché penso che sia piu’ facile accusare l’untore (l’euro) che ragionare seriamente sui ritardi e i lussi che ci siamo concessi in questi anni e sulla strada tutta in salita che dobbiamo compiere per rimetterci in carreggiata. Infine se si ascolta il mio programma sa’ che critico quasi quotidianamente questa Europa ragionieristica e stupida (ma non confondo l’euro con l’applicazione miope e tedesca del patto di stabilita’) che non derido gli ascoltatori ma mi limito a discutere con loro, senza offenderli pur ricevendo critiche pesanti. Una considerazione conclusiva: ma se per risolvere tutti i problemi bastasse uscire dall’Euro perché nemmeno i greci nella loro situazione e senza un debito enorme come il nostro, vogliono fare questo passo? Forse perché non vogliono stare ancora peggio?
Ed inoltre (vado a memoria), fa riferimento a come il futuro dell’Italia non è quello di mettersi in competizione nel settore manifatturiero con paesi del terzo mondo dove la manadopera è così sottoscosto che sarebbe comunque impossibile competere, ma deve rinnovarsi, fare le riforme, e andare in concorrenza sulla qualità.
Tutto questo applicabile anche al lavoro di tutti i giorni? Perché abbassare il prezzo per essere competitivi e confrontarsi con fornitori peggiori e non aumentare la qualità del prodotto investendo e rinnovando?
Attendiamo speranzosi le riforme ed il rinnovo.